Gioite italiani, gioite!

Tra le tante sfighe che l’essere italiano comporta, c’è sicuramente il fatto di non poter usare Spotify. Se non sai cosa sia Spotify, smetti di riavvolgere le cassette con la matita e leggi il resto di questo post.

Spotify è un servizio di streaming che permette di ascoltare, in cambio del pagamento di una quota fissa mensile inferiore ai 10 euro, qualsiasi brano musicale all’interno di una collezione vastissima. Spotify, a differenza di altri servizi come Rdio o MOG, ha anche una versione gratuita supportata dalla pubblicità (che però funziona solo da computer, non da dispositivo mobile) e vanta il catalogo musicale più completo sul mercato. Insomma, è il top nel mondo dello streaming. Pensateci: su iTunes per 10 euro si comprano sì e no 10 canzoni, quindi ammesso di voler spendere 10 euro al mese, ci vorranno forse anni per costruire una collezione musicale rispettabile, mentre su Spotify o Rdio puoi creare liberamente le tue playlist e ascoltare qualsiasi brano, da subito. Altra cosa che, almeno ai miei occhi, rende Spotify meritevole di nota è che si tratta di una startup europea (basata a Stoccolma).

Il client è disponibile per Windows, Mac, Linux (in beta, ma su Ubuntu funziona abbastanza bene), Android, iPhone, iPad, Windows Phone, Symbian e Blackberry (insomma praticamente su qualsiasi piattaforma). Purtroppo manca ancora la versione web, ma verrà aggiunta a breve.  È disponibile anche una versione web, per ora in beta, all’indirizzo https://play.spotify.com

Ma veniamo al motivo di questo articolo: finalmente, cari italiani, anche voi potrete godere di Spotify! La sezione “Jobs” del sito parla chiaro: l’azienda è in cerca di un “Growth manager” basato a Milano. Segno evidente che il servizio sarà presto fruibile anche nel belpaese. Ecco l’immagine, più eloquente di mille parole:

 

Dimenticavo, se abiti in un paese non ancora raggiunto da Spotify, la soluzione migliore è utilizzare un proxy o una VPN. Per ottenere un servizio decente io consiglio di utilizzare un servizio a pagamento (il prezzo è irrisorio), come ad esempio questo. Il vantaggio è che con il proxy/VPN puoi utilizzare tanti altri servizi di streaming audio e video basati in U.S.A., come Netflix (film/serie tv) o Pandora (radio online).

Per tutti quelli che commenteranno dicendo “ma a me non serve perché io scarico da emule/torrent/whatever”: sì, lo so, lo fanno in molti, ma è illegale.

The Wealth & Health of Nations

La celebre animazione resa famosa da Hans Rosling al TED Talk del 2006 è ora disponibile sotto forma di animazione SVG (con un po’ di Javascript per mettere insieme i pezzi).

LINK: The Wealth & Health of Nations.

L’animazione è interattiva: una volta terminata la sequenza iniziale, è possibile “viaggiare nel tempo” facendo scorrere il puntatore del mouse sopra al numero che rappresenta l’anno. Ma la cosa più bella è che il sorgente è disponibile su Github:
https://github.com/mbostock/bost.ocks.org/blob/gh-pages/mike/nations/index.html

Joomla 1.6 è arrivato!

Finalmente è disponibile la versione stabile dell’ultima major release del popolare CMS (content management system) Joomla: si tratta di Joomla 1.6. Ricordiamo che non si tratta di un semplice aggiornamento, ma di una vera e propria major release (in più di quattro anni, dal settembre 2005 ad oggi, ne avevamo viste solo due, la 1.0 e la 1.5). Proprio per questo, non sarà possibile utilizzare estensioni e template progettati per le branche 1.0 e 1.5, ma bisognerà aspettare che ne vengano creati di nuovi (o che i preesistenti vengano adattati), considerando che la versione 1.6 non avrà alcuna modalità legacy per permettere la retrocompatibilità. Al momento, comunque, sul sito ufficiale sono già presenti 108 estensioni native per Joomla 1.6.

La lista di novità è davvero corposa, e rende giustizia a questo CMS che, pur essendo molto ben supportato, era ormai diventato un po’ obsoleto, costringendo la maggior parte dei webmaster a scaricare diverse estensioni per sopperire ad alcune mancanze del CMS. Ecco una lista delle principali novità:

  1. La gestione dei gruppi di utenti è stata migliorata, in particolare è possibile configurare in modo più dettagliato i privilegi di accesso ai contenuti e di editing degli stessi. Non sono più presenti 7 livelli fissi per gli utenti e 3 livelli fissi di visibilità per i contenuti, ma entrambi possono essere configurati liberamente.
  2. La gerarchia dei contenuti di Joomla 1.0 e 1.5 era basata su due soli livelli: sezioni e categorie (ci potevano essere una o più categorie per ogni sezione): oggi questo schema piuttosto datato viene completamente rinnovato, visto che le sezioni spariscono mentre le categorie si possono nidificare in infiniti livelli (categorie, sottocategorie, sotto-sottocategorie e così via).
  3. La gestione delle estensioni è migliorata moltissimo. Sarà possibile aggiornare le estensioni tramite un’apposita interfaccia, questa è una caratteristica che molti webmaster invidiavano ad altri CMS come WordPress. Sarà inoltre possibile creare dei pacchetti che comprendano insieme più estensioni, ad esempio quando un’estensione per funzionare ha bisogno sia di un plugin che un modulo che un componente, non si dovranno più scaricare tre differenti file.
  4. Supporto molto esteso per la creazione di siti multilingua.
  5. I moduli, volendo, possono essere pubblicati solo per un lasso di tempo predefinito.
  6. I nuovi template sono tableless e tutti i core components sono scritti in XHTML strict. Il markup semantico migliorerà anche l’aspetto SEF (Search Engine Friendly).
  7. Ogni template avrà uno o più stili tra cui scegliere e si potranno anche creare stili modificando le varie impostazioni: ognuno di questi stili potrà poi essere liberamente assegnato ad una o più pagine del sito.

E si tratta solo delle novità principali!

Per saperne (molto) di più, andate su https://www.joomla.org/16/.

Firefox, Linux e i problemi con HTML 5

Sì, sta per finire un amore. Ho sempre amato Firefox e l’ho sempre utilizzato come browser predefinitio, ma siamo realisti: purtroppo la comunità di sviluppo non è più in grado di stare al passo coi tempi. L’utilizzo di applicazioni che implementano HTML5 (come ad esempio Hootsuite o gli ultimi video dell’Apple MacBook Air) non è soddisfacente con Firefox. Se poi si tratta di Firefox installato su Linux, l’esperienza a volte diventa un vero incubo. Addirittura, se (usando Firefox in Linux Ubuntu) visualizzo il video di cui sopra e apro contemporaneamente, in un’altra scheda, Hootsuite, la pagina mi rimane vuota, come si vede nell’immagine qui sotto. Mi sembra che Firefox sia destinato a finire, in compagnia di Explorer, nel dimenticatoio, mentre Chrome e Safari saranno i futuri dominatori del mercato dei browser. Stesso discorso per Linux: sono un grande fan dell’open source, ma se non ci saranno grandissime compagnie a sponsorizzarlo (come avviene con Google nei confronti di Android in campo mobile) l’esperienza degli utenti del pinguino non sarà mai a livello di Mac OS X e di Windows 7.

UPDATE: Per par condicio devo dire che anche Chrome ha i suoi bei problemi su Linux, ad esempio guardando il video del nuovo MacBook Air (v. link sopra) i controlli di avanzamento vengono mostrati solo in fullscreen, mentre la home page Apple, se viene raggiunta con il link diretto ha tutti i link non cliccabili (nessun problema se invece si arriva alla home venendo da un’altra pagina del sito Apple). Però bisogna dire che Chrome per Linux esiste da poco tempo, e che il problema dei comandi nel video probabilmente è legato al plugin Totem (Firefox su Ubuntu utilizza un diverso plugin, MPlayer).

UPDATE 2: Il Problema dei link non cliccabili in Chrome era probabilmente una imperfezione nel codice del sito Apple, visto che ora è risolto (quindi la colpa non era di Chrome ma del web designer).

La devastante situazione se si prova a aprire, con Firefox 3.6, Hootsuite mentre è in riproduzione un video HTML5
Con Chrome, invece, va molto molto meglio!

LinkedIn parla italiano

Una delle caratteristiche che possono frenare la diffusione di un social network in una determinata area geografica è la carente localizzazione, ovvero il fatto che il servizio non sia fruibile in una determinata lingua. Questo limite è significativo anche nel campo dei social network professionali, utili soprattutto a coloro che hanno bisogno di costruire una rete di contatti legata alla propria attività lavorativa.

In Italia i due più diffusi social network professionali sono LinkedIn e Xing. LinkedIn è il numero uno del settore a livello mondiale e fino ad oggi era tradotto solo in quattro lingue, mentre Xing è forte soprattutto in Europa e da molti anni è disponibile in ben 16 idiomi.

Ora anche dalle nostre parti Xing potrebbe perdere terreno nei confronti di LinkedIn, visto che il social network americano ha allargato il servizio alla lingua italiana. Inoltre è stato reso disponibile il portoghese, lingua importante soprattutto in America Latina, dove è parlato da circa 200 milioni di persone, la maggior parte delle quali residenti in Brasile.

Una caratteristica interessante di LinkedIn è il fatto che con un unico account è possibile creare più profili in lingue diverse, fino a un massimo di 41. Per farlo è sufficiente cliccare sul link “Profilo”, collocato in alto, e andare alla pagina “Modifica profilo”. Quindi, cliccare sul link “Crea il tuo profilo in un’altra lingua” collocato a destra. Tutti i tuoi profili saranno automaticamente collegati.

Ubuntu Netbook Remix

Per chi ha esigenze di connettività anche quando si trova fuori dall’ufficio, i netbook come l’Asus eeePC o l’Acer Aspire One rappresentano un ottimo compromesso tra i più ingombranti notebook e i meno flessibili smartphone. Quando uscirono i primi netbook,  i sistemi operativi disponibili erano l’ormai vecchio Windows XP (Vista è troppo pesante per un netbook) o alcune distribuzioni Linux “minoritarie” (come Xandros) che non hanno quindi alle spalle una grossa comunità di sviluppo.

Ormai la situazione è nettamente migliorata sia sul fronte Microsoft che Open Source: nel frattempo infatti è uscito Windows 7, che come tutti sanno è meno assetato di risorse mentre Ubuntu, la più famosa e attiva distribuzione Linux, (basata su Debian e con repository sempre aggiornatissimi) è uscita in una versione appositamente dedicata ai piccoli schermi dei netbook: si tratta di Ubuntu Netbook Remix.

La differenza principale rispetto alla versione standard di Ubuntu è nel menu di avvio, che in pratica occupa tutto il desktop con una serie di tab e di icone grandi e quindi ben visibili anche su monitor di ridotte dimensioni. Inoltre si tratta di un sistema operativo che richiede pochissimo spazio su hard disk, perfetto quindi anche per i primi eeePC 700 G4, con ssd da 4 gigabyte.

Ubuntu Netbook Remix è molto stabile, essendo basato su Ubuntu ha una grandissima disponibilità di driver: probabilmente potrete collegare tutte le vostre periferiche scoprendo con piacere che già funzionano senza dover installare nulla, come è successo con la mia Vodafone Internet Key prodotta da Huawei.

L’altro vantaggio è che Ubuntu (e quindi anche la versione Netbook Remix) ha dei repository (archivi di programmi che è possibile scaricare e installare) veramente molto forniti, in pratica sarà possibile trovare qualsiasi software Linux in versione già ottimizzata per la distribuzione Ubuntu e installarlo con un paio di click.

Chi preferisce KDE al posto di Gnome come ambiente grafico, può dare un’occhiata a Kubuntu Netbook Remix, ovvero la versione di Kubuntu per Netbook. La caratteristica del Netbook Remix, rispetto alla versione standard di KDE, è che l’interfaccia Plasma Netbook shell prevede due schermate: una per il lancio di applicazioni (come in Ubuntu Netbook Remix) e l’altra dedicata ai widgets (caratteristica importante di KDE 4). Di seguito i due screenshot relativi.

Differenze sociali tra gli utenti di Myspace e di Facebook

In questo articolo la ricercatrice etnografica Danah Boyd indaga le divisioni di classe nella società americana attraverso Facebook e MySpace.

Secondo l’articolo, Myspace sarebbe preferito dai ragazzi della “working class” e dai liceali, Facebook invece sarebbe il social network più usato dai giovani di “buona famiglia” e dagli studenti universitari.

L’articolo è del 2007 e da allora di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, guardandosi intorno è facile capire che Facebook è diventato il social network più “mainstream” mentre Myspace viene usato in particolare da creativi e musicisti (vista la maggiore facilità nell’inserire contenuti grafici e audio nel profilo personale).

Forse però in parte i risultati della ricerca di Boyd sono ancora parzialmente validi. Al pubblico di internet il verdetto.

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Categorie: Internet, RP

Nuove funzioni per le immagini in MySpace

Finalmente, anche nella versione italiana di MySpace è possibile caricare più foto contemporaneamente. Prima le foto potevano essere uploadate soltanto una alla volta. Negli ultimi mesi Facebook, che già disponeva di questa funzione, si era distinto perché, secondo le statistiche, era diventato il primo sito di photo sharing al mondo, battendo anche i servizi specializzati in questo campo, come Flickr.

Modulo di caricamento multiplo delle foto
Modulo di caricamento multiplo delle foto

Ora Myspace si mette al passo della concorrenza, e inserisce anche un’altra funzione molto importante: le finestrelle da cui è possibile copiare l’URL della foto e, soprattutto, il codice “embed”, cioè quello che permette di inserire immagini nei commenti e nel profilo anche se non si conosce l’html (cosa che era già possibile con i video di MySpace TV).

Box con url della foto e codice per l'embed
Box con url della foto e codice per l'embed

La cosa che non capisco, è perché alcune funzioni arrivino prima nella versione internazionale di MSpace, e soltanto dopo nella versione italiana: ad esempio siamo ancora in attesa di poter disporre dei nuovi account da videomaker, da attore, da politico etc., che nella versione inglese si aggiungono ai già collaudati account personali e per musicisti.

I principali social network service

Nella mia attività di relazioni pubbliche e marketing mi è capitato di sfruttare i vantaggi offerti dal social networking online.

Devo ammettere che, quando il pubblico target è costituito per lo più da soggetti che utilizzano internet regolarmente, l’adozione di questi mezzi è molto utile per la promozione di prodotti, servizi, enti e associazioni.

Infatti la particolarità dei servizi di social networking è costituita dal fatto che tutte le maggiori piattaforme contemplano sistemi semplificati per l’aggiunta di “amici” o “contatti” e per l’interazione con essi (messaggistica, invio di commenti, invito ad eventi, distribuzione di contenuti multimediali etc.).

Facebook e MySpace sono i due maggiori SNS (social network service), ne voglio parlare più diffusamente in un post separato.

Quello che vorrei sottolineare qui è che ce ne sono molti altri, alcuni generalisti come i due sopra citati: Hi5, molto presente in America Latina, Friendster, popolare in Asia, Orkut, servizio di proprietà di Google, Bebo, acquistato da AOL, etc.

Non bisogna dimenticare poi che esistono SNS che si rivolgono ad un particolare pubblico: ad esempio i servizi di networking professionale come LinkedIn, Xing e Viadeo. Il limite di queste reti è che nel Belpaese sono ancora pochi i professionisti che utilizzano e prendono sul serio il networking online come mezzo per il recruiting o per l’estensione del proprio portafoglio di contatti.

Da non dimenticare i social network incentrati sul media sharing come Last.fm (musica), Youtube (video), Flickr, Photobucket e Slide.com (immagini). Eh già, i servizi di questo tipo, nati per la condivisione e la fruizione di contenuti multimediali, ormai contemplano caratteristiche tipiche del social networking, come la possibilità di creare profili personali on-line e di interagire con gli altri utenti.

Una pratica che mi ha appassionato parecchio negli ultimi tempi è il microblogging, con servizi online come Twitter, Jaiku e Plurk. La cosa che differenzia questi servizi dai blog tradizionali, oltre alla brevità del post, è il fatto che queste piattaforme comprendono funzionalità dedicate alla socializzazione (un limite che, nei blog, è aggirato tramite l’adozione di blogroll, feed, trackback, ping etc.).

L’ultima frontiera, molto interessante per chi fa comunicazione per aziende, associazioni ed enti, è costituita dai servizi che permettono di creare da zero un proprio social network particolare e personalizzato, come Ning, SnappVille, CollectiveX e KickApps.

Sicuramente l’elenco è incompleto… vi invito a segnalare, nei commenti, altri SNS che non ho citato.

Come sapere quali sono i social network più popolari? Un buon inizio è farsi un giro tra le statistiche di Alexa. In questa pagina di Wikipedia, inoltre, è possibile fare un’indagine comparativa in base al numero di iscritti, alla tipologia e alle aree geografiche di maggior diffusione.